Via Ugo Betti, 62
La Croce Bianca Vialba inizia la sua attività il 1° maggio 1958 per volontà di Celestino Boccalari e del sacerdote Don Vittore Beretta, con sede nei locali provvisori messi a disposizione dal Parroco della Parrocchia S. Agnese, Don Michele Raffo Era nell’intento dei due sacerdoti e del sig. Boccalari, fare un’attività in Parrocchia che avesse almeno due finalità: 1. Togliere dalla strada i giovani di un quartiere molto dimesso dando loro un’attività che avesse un valore umano e cristiano perché l’oratorio non bastava. 2. Dare un aiuto valido ad un quartiere con una densità abitativa superiore alla media dei quartieri di periferia.. La prima sede era davvero a “conduzione familiare pionieristica”, situata in un’anticamera della palestra della scuola elementare delle Scuole Zonali che fungeva anche da infermeria. E’ stata chiamata ”Bianca Arsia” perché questa era la via principale del quartiere ed anche ingresso primario dell’Oratorio e di tutto il plesso “Opera Pastor Angelicus”, voluto e creato dal sacerdote, soprannominato scherzosamente “prete commercialista”, Don Vittore Beretta. I militi di allora non avevano esperienza di pronto soccorso: si imparava con la pratica e il buon senso, bastava la buona volontà di dedicare tempo libero e amore altruistico. Dopo alcuni anni, finalmente si riuscì ad avere una sede autonoma. Don Vittore Beretta, compresa l’esigenza che richiedeva un tale servizio, ne fece anche un’attività parrocchiale e, terminata la costruzione della scuola, ricavò un’appendice di tre locali più servizi, il centralino solo per la notturna (con letti a castello) e la saletta dedicata al tempo libero. Si disponeva di una sola auto, in prestito dalla Centro. Il modo operativo era ancora tutto da inventare, ma i tempi maturavano anche per il nostro quartiere. Il Prof. Petrini, della Sede Centrale, pretese e ottenne che anche questo distaccamento formasse i suoi militi, così parteciparono ai corsi di soccorritori istituiti dal policlinico di Milano. Don Angelo Bosè (detto don Sbirulì), fu l’assistente ecclesiastico: quando il telefono del centralino squillava e non vi era personale sufficiente a formare l’equipaggio non esitava un attimo a sollevare l’abito talare e mettersi al volante della lettiga, pur sapendo di non essere autorizzato. Il suo motto era “prima chi ha bisogno e soffre, poi la legge” e ironizzando aggiungeva “e se serve l’estrema unzione? Sono già sul posto!”. La Croce Bianca non era solo il luogo dove si andava a prestare del volontariato, ma anche il luogo di riunione di amici, punto di ritrovo o di partenza prima di andare a divertirsi. Dalla propria casa si passava in Bianca. Se non serviva la nostra presenza allora si andava a spasso o magari, con tavolini fuori dalla sede, rimanevano ore a giocare a carte in attesa dell’ “avanti”. La sezione è stata insignita della medaglia al merito delle autorità cittadine, per un intervento che merita menzione: “…una sera del 1966, in Bianca suonò allarme rosso (= emergenza): era caduto un aeroplano a Vergiate (VA). Era buio ma il tam-tam era puntuale! Le nostre lettighe erano ormai diventate tre, sovraffollate di volontari. Dopo un’ora eravamo sul posto. L’aereo era caduto in montagna, colpito da un fulmine nonostante il temporale fosse ormai cessato. Non era facile nella boscaglia salire portando la barella. I bagliori dell’incendio causato e l’odore acre di morte erano purtroppo un indirizzo preciso. I nostri “Bianchini” rimasero sul posto per ben 48 ore a far da spola senza cambio, anche senza mangiare”. I volontari di Vialba purtroppo l’odore della morte dovettero sentirlo ancora quando per una decina di giorni, furono impegnati a togliere cadaveri dopo il terremoto del Friuli a Gemona. Nel 1968, Vialba è diventata sezione autonoma con 6 lettighe, 110 volontari e 4 dipendenti. Primo comandante è stato il sig. Lino Maineri al quale si deve riconoscenza, non solo per quanto ha fatto come comandante, ma anche come benefattore nei momenti di bisogno economico. Nel 1970, il Consiglio accettò la proposta di autorizzare le ausiliarie alla guida. L’Associazione ha trasmesso ai volontari dei valori, ha contribuito alla formazione del loro carattere per superare tante difficoltà e comprendere la sofferenza, e non solo: ha consentito a molti di formare delle famiglie per le relazioni e le simpatie che sorgevano spontanee. Alti e bassi ce ne sono stati: nel 1972, in un momento di crisi finanziaria con solo 3 ambulanze in precarie condizioni, il comandante del corpo militi ottenne in dono un’ambulanza da papa Paolo VI che aveva avuto modo di conoscere l’Associazione mentre era arcivescovo di Milano. Un’altra figura da non dimenticare è stato il Cav. Gottardo Cazzaniga, inviato come “commissario” su mandato del consiglio generale per far luce sulla conduzione amministrativa e qualche altro problema.. Il cavaliere doveva sondare se esistevano ancora i requisiti di base per poter proseguire l’attività, perché strada facendo si erano persi quei valori che erano stati artefici di un percorso tutto in salita. Il suo interessamento e la sua dedizione erano stati tali che egli stesso decise di rimanere anche dopo il suo mandato. E’ stato presidente della sezione prima attivo e poi onorario. Sono anche da ricordare i consigli e gli aiuti del comandante generale Enrico Cestari, Don Agostino Cerri, che ebbe in gestione l’opera “Pastor Angelicus” e che divenuto parroco a Giussano, si adoperò per costituire lì una sezione della Croce Bianca e, da ultimo Teodoro. Teo per gli amici, è fra le persone che hanno fatto gli annali della Croce Bianca Arsia. Non era un milite, ma si occupava del centralino, teneva la “cassa”, sapeva di meccanica ed era una figura di riferimento per la sua grande ricchezza umana.